Atacama. Non andateci. Potrebbe piacervi.

Tesori Nascosti

Lasciarsi rapire dallo spettacolare paesaggio seduti comodamente a bordo del proprio minivan che offre viste mozzafiato a 360 gradi, è uno dei migliori modi per raggiungere il cuore del deserto di Atacama: il deserto più arido del pianeta.

Lasciarsi rapire dallo spettacolare paesaggio seduti comodamente al bordo del proprio minivan che offre viste mozzafiato a 360 gradi, è uno dei migliori modi per raggiungere il cuore del deserto di Atacama: il deserto non-polare più arido del pianeta.

Situato nella provincia di Antofagasta, nel Cile, questa parte del mondo riceve meno precipitazioni dei deserti polari – circa 15mm all’anno – e deve la sua aridità alla costante inversione di temperatura.

San Pedro de Atacama, a 100 km dall’aeroporto di Calama, è un piccolo paesino formatosi intorno a un’oasi a ben 2400 metri. Oggi abitato da soli 3000 uomini e 2000 donne, funge da principale punto d’accesso per penetrare la scenografica steppa desolata. Oltre agli osservatori astronomici, vanta un’invidiabile varietà di attività: dal trekking, arrampicate, esplorazioni fino allo sandboarding. Spesso descritta come la cittadella degli hippies per le sue positive vibrazioni e atmosfera frizzante e leggera, accontenta tutti anche nella scelta degli alloggi: dalle piccole e suggestive pensioni per i backpackers fino agli irresistibili resort ecologici di lusso.

I piccoli negozietti del centro città, laddove la sera una passeggiata e un drink sono di obbligo, fanno parte delle antiche costruzioni in mattone adobe e offrono la possibilità di ampliare le proprie scorte prima di avventurarsi verso l’immenso labirinto di Atacama, un a sé stante mondo di 105.000 chilometri quadrati.

Alcuni viaggiatori esperti corrono il rischio di viversi quest’avventura a piedi e in tenda, mentre gli avventurosi cauti percorrono autonomamente con il van privato la suggestiva strada, lungo la quale il deserto presenta in anteprima impressionanti forme, colori e altezze, peculiarità.

Man mano che il cuore desertico viene avvicinato, l’ultima tacca del segnale sul telefono scompare e la strada asfaltata rimane solo un lontano ricordo: è ora di esplorare la sonnolente terra incontaminata a piedi, addentrandosi nei suoi meandri più segreti.

Il percorso per arrivare alla destinazione – se non fosse proprio il viaggio la destinazione – è già di per sé un attraversare l’impero dei sensi: la vista è succube di spettacolari altopiani erosi dal vento che fanno da maestosi cancelli e offrono un invitante ma altrettanto quasi drammatico Benvenuto.

L’olfatto scopre che anche il nulla ha un suo odore persistente, asettico, polveroso, e mentre il gusto assapora sorpreso l’aria impregnata di sale, l’udito ha appena compreso il suono della parola Infinito.

Qui, due cose sono estremamente facili: sentirsi realmente l’unica forma di vita e perdersi.

Il vento veicola milioni di minuscoli granelli per poi posarli centinaia di chilometri più in là e creare una nuova cresta estesa alta fino a 500 metri – è proprio ui che si trova la duna più alta del Chile, insieme ad altre considerate tra le più straordinarie del mondo.

Questo deserto, forse il più vecchio del mondo, è composto da terriccio che gli presta decine di colori vivaci al calar del sole, laghi salini (salares) cristallini con sfumature di azzurro senza pari e da lava felsica di diverse tonalità che rende questa impressionante cornice ancora più drammatica.

Per via dell’altitudine che arriva fino a 4000 metri, non serve aspettare il tramonto per avere un po’ di tregua dal calore: qui le estati con i loro 25 e gli inverni con 18 gradi rendono possibile godersi l’escursione dall’alba al tramonto e regalano  l’imperdibile occasione di perlustrare uno degli scenari più suggestivi, scenografici e bizzarri del mondo. Protagonista di innumerevoli film grazie alla sua similitudine con Marte, il suolo fa parte delle ambite ricerche di Nasa la quale testa i suoi strumenti per le missioni sul pianeta rosso proprio qui.

Poi succede tutto molto in fretta: come se di colpo una mano tirasse un’invisibile tenda scura, il sole si dissolve dietro la cresta di sabbia più alta, non lasciando né il tempo né un raggio di riflesso per rendere visibili i dintorni. La linea argentata del termometro scende a vista d’occhio: si direbbe che i minuti trascorsi dalla luce al buio siano direttamente proporzionali ai gradi Celsius in diminuzione. Mentre le giornate sono piacevolmente calde, le notti si aggirano intorno a zero gradi, motivo per cui è possibile scorgere le cime cosparse di neve.

L’assordante silenzio diurno viene sostituito da un insieme di vibrazioni capaci di provocare una sensazione uditiva che per anni ha incuriosito tanti viaggiatori. Trattasi di un brusio simile al suono di un violoncello, un suono basso, percettibile per minuti interi nell’etere, che si propaga a decine di chilometri e la cui intensità è pari a quella di un clacson. Perché questo rumore possa esser generato dai granelli di sabbia che si sfregano tra di loro, essi devono avere una specifica dimensione ed essere asciutti. Basterebbe un solo percento di umidità per far tacere una duna.

La vita di Atacama non si limita all’occasionale esser umano: questo estremo ed estroso habitat ospita, sorprendentemente, proprie forme di vita. In alcune stagioni è possibile scorgere colorate farfalle, alcuni uccelli, meravigliosi flamenchi rosa e verso la costa, gli Humboldt – i pinguini del deserto.

Nel nome della sopravvivenza, e con inaspettata caparbietà, due mammiferi si sono saputi adeguare a un clima e condizioni eccessivi: un piccolo roditore e la pacifica volpe del deserto.

Nonostante ci siano pezzettini di suolo che durante la loro esistenza millenaria non abbiano mai ricevuto una sola goccia di pioggia e le due catene montuose intorno a questo ecosistema ostile assorbano tutta l’umidità rendendolo una zona morta per la vegetazione, in alcune zone, da settembre a novembre avviene ciò che viene definito ‘il fenomeno del deserto fiorito’: basta una  minima quantità di neve che si scioglie e trova strada attraverso l’arido terreno lunare perché quest’ultimo si trasformi in un incredibile tappeto colorato fatto di centinaia di fiori ammalianti. Oltre a questo particolare evento in zone e periodi specifici, solo poche piante hanno avuto la straordinaria abilità di adattarsi a queste condizioni estreme e trarre la vita dalla foschia marina: alghe, muschi e circa 500 specie diverse di cactus.

Man mano che la sera avanza e la temperatura scende, le colline e gli inusuali canyon accolgono il vento nelle loro cavità e forme fuori dall’ordinario, il quale a sua volta produce intere melodie, sempre più adatte a fare da sottofondo di un film.

Il cielo radiante  per ben 329 giorni all’anno, viene riempito dall’unica fonte di luce: le stelle.

Sbiadiranno insieme al primo chiarore dell’alba che, chilometro per chilometro, denuderà questa superficie terrestre dalle sue ombre, concedendo ai curiosi di tornare per esplorare le sue gemme al nascere dell’alba, tra cui El Tatio.

Collocato a 4320m di altitudine, questo campo geotermico contenente un’impressionante serie di geyser e sorgenti calde, è il terzo più largo al mondo. L’arrivo del sole scopre delicatamente le imponenti montagne in lontananza, e la sua luce riflette sulle cime innevate fino a illuminare il sito di ben 30 chilometri quadri e le decine di suggestive nuvole di fumo e venti di vapore provenienti dalle calde eruzioni del deserto. Il notevole contrasto, la profondità di campo, tutti questi fenomeni naturali in un luogo solo e il suolo fumante sotto i piedi che riscalda le mani e l’anima, rende ancora più facile immaginarsi perché questo ecosistema più unico che raro fosse per anni motivo di disputa tra il Chile e la Bolivia. Fontane di acqua bollente che formano pittoresche piscine di 60-80 gradi si alternano a centinaia di sorgenti cui temperatura si abbassa man mano che l’acqua si allontana dalla fonte. Oltre ai camini di geyser istinti che raggiungevano fino a 10 metri di altezza e possenti terrazze sinterizzate, un altro fenomeno inenarrabile ruba la scena: estesi vulcani di fango gorgogliante richiamano l’attenzione non solo con il rassicurante e costante suono della natura, ma soprattutto con scene uniche, come appositamente create per ricompensare ogni essere avventuratosi fino a lì. I colori, i contrasti, le luci e la meraviglia dell’insieme rendono quest’escursione quasi surreale. Mai nessuna foto potrà raccontare ciò che in quel momento si sente: eppure, è impossibile non scattarne numerose.

Fortunatamente, l’era dei rullini è finita, e non c’è più bisogno di stare attenti a contare gli scatti da portarsi a casa – le inaudite risorse di Atacama non finiscono qui. A testimoniarlo, altre due destinazioni imperdibili: La Valle della Luna e La Valle del Marte, spesso chiamate La Valle della Morte per una distorsione linguistica. Come i nomi stessi lo suggeriscono, il paesaggio di queste due valli ha qualcosa di ultraterreno, creatosi negli anni grazie all’instancabile vento e l’acqua. Maestose conformazioni saline formate da una sconcertante scala di colori delle dune, caverne, vette affilate e depressioni di terreno naturali, creano un’incredibile scena lunare nella catena montuosa di Salt Mountain. Esplorando e ammirando le infinite meraviglie della natura, si viene sopraffatti dalla sua bellezza e ci si rende conto che pur ammirando decine di grotte e canyon, ognuno di loro è diverso e incomparabile.

La fiaba non può che continuare vivendola non solo al livello visivo, ma anche fisico: scivolare per metri sulle pareti spioventi delle dune, sprofondare nella sabbia finissima o ascoltare l’eco di ogni passo sulla superficie a tratti dura e screpolata sono solo alcune delle caratteristiche che rendono queste valli straordinarie sotto tanti punti di vista.

Per non farsi mancare nessun primato, il Salar de Atacama – la pianura di sale di 3000 chilometri quadri con drammatiche viste mozzafiato – è la più vasta dell’intero Chile e con la sua facile accessibilità invita l’universo, bramando di esser percorsa. Il paesaggio è dominato da larghi vulcani, tra cui Làscar, uno dei più attivi. In alcuni punti, la concentrazione di sali e minerali raggiunge addirittura 28 %, poco meno del Mar Morto, producendo il suo stesso effetto galleggiante. Passeggiare sulle croccanti e candide formazioni saline, a prima vista fragili come fiocchi di neve appena posati ma sorprendentemente solide, che scricchiolano sotto i piedi come piccoli cristalli ghiacciati, è una sensazione indescrivibile che risveglia i sensi. E se per qualche motivo non dovesse farlo, basta alzare lo sguardo e perdersi nel riflesso della pacifica Laguna Chaxa, quasi fosse uno specchio. Ai più attenti regala il doppio delle emozioni, riproducendo l’intero spettacolo circondante anche sulla sua serena e quasi immobile superficie.

Da queste parti, non solo il tempo è relativo: lo diventano anche i colori. Dipendenti dall’angolazione, luce, umidità o stagione, mutano continuamente per creare sfumature inaudite e scenari unici che, con la loro maestosità e troppa bellezza tutta insieme, quasi turbano.

E allora ci si arrende volontariamente a cotanta incantevole magnificenza, provando ad assorbirla tutta per portarsela via, custodirla e tenerla più viva possibile nella memoria.

Stando in questo nulla più completo che ci sia, dove le parole per descriverlo si stanno esaurendo, stando in mezzo a questo niente, che si pensa di aver già visto tutto. Che lo stupore non possa andare oltre e l’armonia di questo luogo non possa superare se stessa.

Ed è lì che appaiono, come in un miraggio all’interno di una stretta fascia posta sopra l’orizzonte, decine di fenicotteri rosa, tornati nel loro habitat naturale e selvaggio per nutrirsi di minuscoli gamberetti e portare al culmine un’altra giornata straboccante di emozioni.

Atacama. Non andateci. Potreste non voler tornare.